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Il Mala si usa in una miriade di modi diversi. Per quanto attiene la pratica, abbiamo diverse tradizioni.

La principale vuole che il Mala venga usato con la mano sinistra, e che venga sempre sgranato verso di sé. Il Mala dovrebbe essere tenuto in mano in modo che le perle scivolino sul dito medio (anulare in alcuni casi) ma che il dito indice, rappresentante dell’ego, non le tocchi mai.

Lo sgranamento del Mala continua per ogni tecnica, fino a che si arriva al bindu. A quel punto la tradizione vuole che il Mala debba essere “ribaltato” e che quindi lo sgranamento prosegua, sempre verso il praticante, ma nel verso opposto rispetto al Mala in sé.

Per chiarire questo concetto, possiamo immaginare un pendolo: si percorre il Mala in una direzione, poi in quella opposta dopo averlo rivoltato. In questo modo, il Mala viene sempre percorso prima in un senso e poi nell’altro.

L’uso in direzioni alternate rappresenta, tra le altre cose, l’alternanza equilibrata tra le due nadi Ida e Pingala.

Ad ogni perla, il pollice “accarezza” la perla stessa in senso orario. Possiamo farlo una volta, regolando la durata della carezza con quella della tecnica, o anche più di una, se la tecnica ha una durata particolarmente estesa. Oppure possiamo scegliere di farlo una volta sola alla velocità che ci aggrada ma poi aspettare la fine della tecnica per sgranare alla perla successiva.

In alcuni casi il Mala viene tenuto all’altezza del cuore e, nei casi di lunghezza importante, l’estremità opposta viene tenuta con la mano destra appoggiata al ginocchio, in modo che il Mala possa comunque scorrere liberamente.

Al termine della pratica, potremo raccogliere il Mala nella mano e portarlo alla fronte, in una forma di saluto rispettoso, quindi soffiare su di esso, con la consapevolezza che stiamo trasferendo al Mala la nostra energia, trasformata dalla pratica.

Il Mala è tra le altre cose anche un Guardiano di Presenza, durante le pratiche impegnative. Se stiamo sgranando il Mala, nel momento in cui la nostra mente si mette a vagare, sospendendo così la ripetizione della tecnica, la prima cosa che accade è infatti la cessazione dei movimenti di “sgranamento” del Mala. Se ci accorgiamo di aver smesso di sgranare il Mala, significa che ci siamo persi la tecnica per strada.

Se siamo ad un punto non iniziale delle nostre pratiche, questo significa anche che il nostro Mala ha iniziato a caricarsi di energia, a seguito proprio della nostra perseveranza.

Un Mala carico può essere utilizzato in molti modi che alcuni potrebbero anche definire “magici” (con tutto quello che consegue, prese in giro comprese) ma il fatto è che il Mala, così come il Kesa per chi ne possiede uno, possono essere strumenti estremamente efficaci per il trasferimento e la focalizzazione dell’energia.

Come nel caso del Kesa, inoltre, il Mala ad un certo punto può iniziare a presentare una qualità intrinseca particolare, qualcosa che lo rende oggettivamente efficace, per una serie di atti.

Un po’ come per una radio trasmittente, allo stesso modo un Mala può essere efficace su una serie di lunghezze d’onda vibratorie e diventare uno strumento particolare per chi lo sa usare in tal modo.

Un Mala può essere il modo perfetto per creare una connessione con una persona (ad esempio un allievo ma anche qualcuno che si “sente” in modo particolarmente forte) se donato, oppure dato in “uso temporaneo“. Un Mala può ad un certo punto iniziare ad avere un proprio comportamento “sottile” (quindi non materiale), quasi fosse un essere semisenziente, esattamente allo stesso modo in cui lo può fare un Kesa. Solo, il modo in cui questo avviene per un Mala è peculiare e differente da quanto avviene con un Kesa.

Se nel caso del Kesa lo strumento è più qualcosa di magicamente semi-senziente che, utilizzando un misto di energie proprie e di quelle del proprietario, può intervenire in modo autonomo, nel caso del Mala abbiamo ancora un organismo ma non senziente, un vero e proprio strumento che però manifesta in un qualche modo misterioso, una sua tipica forma di volontà-potere.

Un po’ come le bacchette magiche di Olivander, un Mala può essere, questa volta in modo estremamente reale, un catalizzatore ed un veicolo delle nostre energie.

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